Ci avviciniamo al momento in cui la nostra imbarcazione o gommone tornerà in acqua a navigare. E’ anche il momento di controllare che funzioni tutto al meglio, o porvi rimedio.
• di Luciano Pau
Chi ha lasciato durante l’inverno l’imbarcazione in secca si prepara al “grande varo” della nuova stagione, e questo è sicuramente uno dei momenti più delicati perché a volte, pur non navigando, alcuni malfunzionamenti possono generarsi in maniera occulta e presentare il conto poi in occasione del varo. D’altronde non dimentichiamo che l’ambiente in cui il nostro scafo opera è di frequente il mare, ove la salsedine è nemica di un’elettronica sempre più presente a bordo e di alcuni materiali che dalla stessa sono facilmente attaccabili. Un check-up oculato prima del varo su tutte le parti che compongono la nostra fonte di divertimento quindi non è azzardato, ed anzi, i soldi eventualmente da spendere sono benedetti, perché potrebbero evitarci costi ben maggiori oltre che allontanare pericoli imminenti. Andiamo a vedere quelle che possono essere le anomalie più tipiche a bordo, e valutiamo insieme le possibili cause ed i relativi rimedi, empirici o meno che siano.
Impianto elettrico
E’ considerato il cervello dell’imbarcazione, in quanto i mezzi da diporto di oggi pullulano di accessori alimentati in tutto e per tutto dall’energia elettrica. Se qualche cosa smette improvvisamente di funzionare quali possono essere le cause? Verifichiamo intanto se arriva regolarmente corrente alle altre funzioni di bordo oppure no. Se tutto il resto funziona il problema è sicuramente legato a quell’unica utenza e, in molti casi, la colpa va imputata al fusibile che potrebbe proteggerlo. Quindi in primis andiamo a cercare la scatola dei fusibili e controlliamo quello contrassegnato con il simbolo della funzione andata in tilt o, se non ci sono indicazioni, armiamoci di santa pazienza e controlliamoli tutti. Quando troveremo il fusibile interrotto basterà sostituirlo con uno della stessa tipologia e soprattutto amperaggio, ricordando a tale proposito che i fusibili nascono come protezione dell’accessorio sul cui impianto vengono montati. In caso di sovracorrente si brucia il fusibile ma non l’apparato, quindi il rispetto del corretto amperaggio è fondamentale ai fini di proteggere lo strumento cui il fusibile è collegato. Ma se si è creata una sovracorrente, quale può essere la causa? Una di queste è il cortocircuito, ed una delle cause più frequenti di un cortocircuito è la presenza di fili spellati che si toccano. Pertanto sarà bene controllare il percorso dei fili e vedere se ci sono dei fili scoperti o piccoli filamenti che fuoriescono dai capicorda e vanno a toccarne uno vicino. Se invece il fusibile è integro e non vi sono fili spellati, controllate il corretto allaccio dei cavi. Sappiate che a volte i problemi sono causati da banalità cui non si va a pensare, proprio perché “troppo banali”.
Batterie
Se invece il black out improvviso è generale e soprattutto il quadro strumenti dei motori da’ flebili segni di vita o nulla proprio, il problema potrebbe essere legato alle batterie che si sono scaricate. A motore in moto l’alternatore collegato provvede ad alimentare le batterie e ricaricare un tot di energia, ma trattandosi di accumulatori, ognuna di esse ha una capacità contenitiva che non deve essere ovviamente inferiore all’energia consumata dagl’impianti di bordo. Pertanto, partendo dal presupposto che la prima cosa da fare è scegliere una batteria con il giusto amperaggio in base alle esigenze di assorbimento dell’impiantistica di bordo (ipotizzando anche di collegarne più di una in parallelo se fosse il caso), è anche palese che se consumiamo energia più di quanto le batterie sono in grado di produrre o di quanto siano state ricaricate dal motore diventi normale che arrivino ad esaurimento. Il primo consiglio pertanto è quello sicuramente di installare almeno due batterie e separarle tra di loro attraverso un deviatore. Una batteria dovrà essere adibita esclusivamente al motore, l’altra ai servizi. Se i servizi sono più assetati di corrente al massimo si potrà correre il rischio di rimanere senza di essi, ma si potrà, spostando il deviatore sulla seconda batteria, mettere in moto, tornare a terra tranquilli e nel frattempo anche ricaricare la batteria scarica. Se però sbadatamente non abbiamo separato l’impianto o se per una qualche ragione entrambe le batterie si sono scaricate e non riusciamo più a mettere in moto, il problema diventa complicato, a meno che non si abbia a bordo un generatore di corrente, anche di quelli portatili, che consiglio sempre di avere quando si intende praticare una navigazione a più largo raggio, o almeno una coppia di cavi di diametro appropriato e di lunghezza adeguata da collegare alla batteria di un’altra imbarcazione che possa fornire soccorso.
Salpancora elettrico
Anche il verricello elettrico è uno di quegli accessori che possono improvvisamente darci problemi. E tali problemi si possono evidenziare talvolta anche in situazioni pericolose, come ad esempio in presenza di mare mosso. La prima cosa da fare se il verricello va in panne mentre dobbiamo calare l’ancora in una situazione di emergenza è quella di prendere subito e gettare un’ancora di posta o in alternativa un’ancora galleggiante che, come consiglio, non dovrebbero mai mancare a bordo. Disporre di una seconda ancora svincolata dal verricello e già armata di calumo può togliere parecchio d’impiccio. In alternativa ad un’ancora tipica può andare bene anche un’ancora galleggiante, anche se il suo effetto sarà quello di rallentare e non arrestare completamente il moto dell’imbarcazione. Se invece il verricello si blocca mentre cerchiamo di recuperare l’ancora dal fondale il rimedio è uno solo: sbloccare il barbotin ed attivare il comando a mano. In questo modo potremo cercare di salpare calumo ed ancora come se non avessimo mai avuto a bordo il verricello elettrico. Arrivati in porto, in entrambi i casi, cercheremo poi d’identificare la causa del problema. Questo potrebbe dipendere in primis da cavi di alimentazione troppo lunghi o di esile sezione che ne hanno provocato il surriscaldamento sino al suo danneggiamento. In questo caso va rivisto l’impianto elettrico e sostituiti i cablaggi o accorciato il loro percorso. Altra causa potrebbe dipendere dal fatto che sul Barbotin si siano formate, a seguito di un lungo inutilizzo, incrostazioni di salsedine. In questo caso è opportuno smontarlo (su altro articolo vedremo come), munirsi di appositi spray disossidanti, di un prodotto anticalcare e di tanto olio di gomito. Dopo lo sbloccaggio il tutto dovrà essere correttamente ingrassato.
Pompa di sentina
Il problema principale causato da un parziale o totale cattivo funzionamento della pompa di sentina è quello di non aspirare per nulla o solo in parte l’acqua che è presente, appunto, in sentina. Ci sono le pompe di sentina elettriche ad immersione e del tipo adescanti, oltre ovviamente a quelle manuali che oggi come oggi sono le meno usate, anche se è sempre comodo averne una a disposizione in caso di guasto di quelle collegate all’impianto elettrico. Quelle ad immersione sono alloggiate in sentina ed entrano in funzione appunto quando la pompa stessa è immersa nell’acqua. L’altro tipo di pompa di sentina (quella adescante), può trovare sistemazione anche in parti diverse della sentina e viene attivata a comando con un pulsante. Quando c’è acqua in sentina si attiverà o verrà attivata forzatamente la pompa e l’acqua verrà evacuata. Ma cos’è che può mandare in tilt una pompa di sentina? In primis, ovviamente, un guasto all’impianto elettrico come precedentemente menzionato nell’apposito paragrafo. Nel caso specifico però, spesso il cattivo o per nulla funzionamento di una pompa di sentina è legato al suo stato di conservazione o a danni casuali. Classici esempi sono il motorino elettrico che si brucia, o la sporcizia. Aspirando in sentina infatti c’è il reale rischio che oltre all’acqua vengano aspirate anche impurità varie che possono otturare la girante che muove la pompa di sentina. Se si insiste a farla funzionare in questo modo si rischia di bruciare l’apparato. Se la pompa è sporca occorre smontarla dalla sua sede scollegandola quindi anche dall’impianto elettrico, ed aprirla, in modo da agire sulla girante stessa. Questa, in gomma, si può pulire anche semplicemente con un getto d’acqua e poi rimontare; qualora invece le palette della girante fossero danneggiate o addirittura erose da un eventuale ed accidentale contatto con benzina o dal tempo, occorrerà sostituirla (si acquista in un negozio di accessori per la nautica).
Acqua in carena
Ma perché c’è acqua in sentina? Una quantità limitata di acqua è normale, e solitamente è frutto della condensa che si crea tra guscio e coperta dovuta alle differenti temperature tra il giorno, la notte ed il fatto che la carena poggia perennemente in acqua. Se però il quantitativo di acqua è più rilevante e, aspirandola, si ricrea in tempi piuttosto brevi, vuol dire che siamo in presenza di un problema di entità maggiore. Cerchiamo innanzitutto di capire se l’acqua che ristagna è dolce o salata. Se è dolce potrebbe provenire da una perdita del serbatoio dell’acqua per la doccia, che magari si è bucato, o più semplicemente essersi allentata o staccata una fascetta dalla tubazione di carico o da quella di pescaggio. Se così fosse il problema è di facile risoluzione. Se invece l’acqua ristagnante è salmastra potrebbe trattarsi di qualche infiltrazione che proviene dall’esterno. Una delle cause potrebbe essere la rottura di una saracinesca del WC marino, oppure l’allentamento o usura di una delle guarnizioni che corredano le tubazioni del WC stesso, di una valvola, oppure ancora potrebbe trattarsi d’infiltrazioni che provengono dalla carena, che potrebbe essere danneggiata, o ancora provenienti da uno dei tanti possibili punto di accesso di acqua (tutti quei punti ove la carena è stata forata per fissare degli accessori, come gli anelli di sostentamento, gli ombrinali di scarico dell’acqua, il trasduttore passante di un ecoscandaglio, le trasmissioni etc.). In tutti questi casi si può provvedere ad un controllo sommario dello stato della carena direttamente in acqua, magari facendo una piccola esplorazione subacquea e verificando la presenza di punti che emettano delle bollicine d’aria. Se però non si riesce a venire a capo di nulla non resta che alare l’imbarcazione ed effettuare un controllo più accurato a terra dove, se serve, si potrà intervenire in debito modo.
Timoneria idraulica
Qualora durante la navigazione si avverta un rallentamento della risposta da parte del timone, ossia girando più volte il volante l’imbarcazione non giri con la stessa rapidità, potrebbe esserci un problema alla timoneria idraulica. Se si muove, ma molto rallentata, la causa potrebbe essere ricondotta ad aria nel circuito che dalla pompa porta al motore. In questo caso basta aprire il tappo/valvola di cui ogni timoneria idraulica è munito, e rabboccare l’olio per timonerie di quel tanto che basti, un’operazione questa che però deve essere fatta continuando a girare costantemente ma lentamente il volante, in modo da mandare in circolo l’olio e far uscire l’aria. Quando la risposta del motore è pronta e precisa e coincide con il movimento inferto al volante vuol dire che l’operazione è riuscita. Se invece girando il volante non si avverte risposta alcuna dal motore può solo significare che c’è stata una perdita rilevante di olio ed il circuito è praticamente vuoto o quasi. Se non ci sono tracce di olio sotto la postazione di guida è bene andare a controllare a poppa, in prossimità del motore. Li’ ci sono dei raccordi che, magari accidentalmente, potrebbero essersi rotti. In questo caso vanno prima sostituiti e poi effettuata l’operazione di rabbocco dell’olio con relativo spurgo precedentemente illustrata. Se invece non si rilevano perdite di olio a vista ma il problema persiste potrebbe trattarsi della rottura di uno dei due tubi. Occorre dunque seguire il loro percorso e, se si trova il punto di rottura, è possibile sigillarlo in maniera transitoria sino all’arrivo a terra con del nastro americano, ad alta tenuta. Poi andrà rigorosamente sostituito. Anche in questo caso, come per alcuni accessori visti in precedenza, controllate le fascette di collegamento volante – tubazioni – raccordi motore, in quanto spesso si allentano o danneggiano e possono diventare cause di avarie.