Una domanda che spesso ci si pone: ma qual è la barca ideale per andare a pesca? Esiste? Cerchiamo di dare delle risposte, o perlomeno di fare luce sull’argomento.
• Luciano Pau
Intanto cominciamo con il dire che il vocabolario i Garzantini definisce “ideale, ciò che è come si vorrebbe, perfetto, ciò che dovrebbe essere o che converrebbe in una determinata situazione…”. In pratica, non esiste un ideale comune condiviso da tutti, può esistere un ideale per ognuno di noi che qualcuno condivide e qualcun altro no. Parlando dell’argomento oggetto di questo articolo, ossia della barca da pesca, è palese che quella ideale è la barca che meglio risponde alle proprie esigenze, al proprio tipo di pesca, alle proprie possibilità economiche e di gestione. E’ ideale quella che permette di trascorrere le giornate in mare sereni e tranquilli, che consente di divertirsi, di navigare sicuri e che non incide, economicamente parlando, più delle proprie possibilità sul personale “modus vivendi”. La barca è da sempre un sogno per tanti, un punto di arrivo perchè regala libertà e spensieratezza, apre la porta all’indipendenza, a tanti sport acquatici tra cui la pesca, e anche se la gestione di una barca, piccola o grande che sia è impegnativa, ciò che regala è in grado di sopperire a tali oneri. La pesca dalla barca, in particolare, è un modo per fuggire dal caos delle città, dai rumori, dallo smog, dai problemi. Si sale, si mette in moto, si guarda la costa che si allontana ed il gioco è fatto, almeno per alcune ore. La barca, a seconda delle dimensioni e della configurazione, potrà essere usata da soli, in poche persone o in tante (in base alla portata ed alle necessità), potrà essere usata con la famiglia o solo per pesca o per entrambi gli usi. Ci si potrà dormire dentro oppure la si potrà utilizzare per raggiungere isole e luoghi appartati. Per chi pesca però, la barca è anche e soprattutto un indispensabile mezzo di trasporto per raggiungere batimetriche e prede che non vivono sottocosta e pertanto inattaccabili senza l’ausilio di un mezzo da diporto. Ma come si sceglie una barca da pesca?
Tipo di pesca ed impiego
Chi si approccia all’acquisto di una barca da pesca dovrebbe aver ben chiaro se non altro il tipo d’impiego che vuole farne, ossia se “solo da pesca” o se misto “pesca/diporto con la famiglia”. Nel primo caso si baderà principalmente ad un mezzo nautico pratico, e la priorità sarà data dalla componentistica tecnica presente o installabile. Si punterà su imbarcazioni che siano dotate non solo di portacanne sulle murate o sull’eventuale T-Top, ma anche di vasca del vivo, di vasche per il pescato, di accorgimenti che rendano lo scafo completo per le necessità di un pescatore assiduo se pur non professionista, di spazio comodo calpestabile. Se invece l’investimento che si vorrà fare prevede l’impiego dello scafo anche con la famiglia, per una mini vacanza o per una vacanza di medio lungo periodo in estate, è palese che le priorità si moltiplicano. La scelta dovrà sempre cadere su di uno scafo che in ogni caso consenta la pratica della pesca ma, nel contempo, dovrà anche offrire comfort richiesti da una vacanza con moglie e figli al seguito, come una cabina con letti a sufficienza per tutti gli ospiti, locale toilette, cucina, frigorifero e magari anche sistemi di condizionamento interno. Due esigenze diverse che aprono il fronte ad altre riflessioni. Ad esempio, se si sceglie la barca solo per la pesca, si pensa di pescare solo con la bella stagione o anche d’inverno? Perchè se si pesca solo quando c’è il sole e di giorno allora è sufficiente uno scafo open, se invece si ipotizza di usare la barca tutto l’anno, inverno compreso, allora è meglio optare per uno scafo con cabina o se non altro prevedere uno dei tanti sistemi di isolamento perlomeno dell’area di pilotaggio, le cosiddette tende.
Open o cabin?
Chi pesca anche d’inverno ha bisogno di proteggersi dal freddo della notte o delle prime ore del giorno, dall’umidità. In questo caso la soluzione di un’imbarcazione cabinata è ideale, in quanto consente di disporre di un’area predisposta, all’interno della quale ripararsi dagli agenti atmosferici, anche solo in attesa di sentire partire la frizione del mulinello. Altro elemento da valutare riguarda il tipo di pesca che si vuole praticare con la propria imbarcazione. Se si pesca a bolentino leggero, poco distanti dalla costa, è palese che anche un piccolo open se non addirittura un gommoncino sono in grado di soddisfare appieno tali esigenze, riducendo tra l’altro notevolmente i costi di ormeggio in porto o comunque di rimessaggio a terra, di manutenzione ordinaria ed i costi legati al consumo di carburante (ovviamente considerando che un’imbarcazione di piccole o medie dimensioni sarà motorizzata con potenze adeguate e non esagerate). Se invece si pesca a traina e le ambite prede da cercare saranno di una certa taglia e solitamente soggette a passaggi ad una certa distanza dalla costa, è ovvio che le esigenze riguardanti lo scafo cambieranno e si necessiterà quindi di un fishing boat di dimensioni maggiori, ma soprattutto motorizzabile con potenze superiori, che consentano di raggiungere con una certa rapidità sia il punto di pesca che il ritorno a terra a battuta di pesca finita. Con un’imbarcazione open si può inoltre ipotizzare la pesca non solo dal pozzetto, ma anche da prua (ovviamente se l’area è minimamente predisposta ad essere calpestata), distribuendo i pescatori e le loro relative attrezzature in diversi punti della coperta. Troveremo così nell’area di prua vasche che servono a contenere il pescato ma che spesso sono predisposte anche all’accoglimento delle canne da pesca a riposo, ghiacciaie dove conservare per tempi più lunghi i pesci portati a bordo o più semplicemente delle bibite fresche. Al pozzetto spetta invece il compito di raggruppare tutte le comodità cui il pescatore più spesso attinge durante la battuta di pesca, come altre vasche per il pescato a pagliolo o rialzate, quella importantissima del vivo, eventuali bait station sulle quali preparare esche e lenze, cassetti per gli accessori, oltre al portello poppiero che consente l’imbarco delle prede più consistenti. Se ci sono divani, questi sono solitamente abbattibili per essere meno invasivi possibile quando le canne sono in acqua. Alcuni fishing boat open o Center Console (come si suole chiamare abitualmente quelli con console centrale) possono anche disporre all’interno della postazione di guida di aree spogliatoio o toilette di emergenza. I cabin invece propongono pozzetti attrezzati con le stesse modalità degli open, ma a prua la tuga è quasi sempre inutilizzabile per la pesca e la cabina toglie parte dello spazio centrale ai pescatori. Hanno dalla loro cabine veramente molto confortevoli ed in taluni casi così complete da far invidia ad un cruiser. Una terza tipologia di scafi impiegabile anche per la pesca, anche se meno diffuso, è il cosiddetto Walk Around, scafi che uniscono praticamente le caratteristiche di un open con quelle di un cabin, combinando le peculiarità dell’uno con quelle dell’altro. Dispongono di coperte e pozzetti molto liberi e sfruttabili, e cabine che non si ergono al disopra della coperta per metri, ma solo per decine di centimetri, mantenendo una certa linearità estetica, basso impatto con il vento al traverso ed in compenso spazi chiusi discretamente ben sfruttabili. In questi casi il fishing boat diventa un mezzo nautico polivalente, da usare sia solo per la pesca, che per la pesca mista alla vacanza, o solo per crociere. Un soluzione semi-globale insomma.
Di che misura?
La misura dell’imbarcazione da impiegare per la pesca, e non solo, va valutata in maniera molto attenta. Anche qui entrano in gioco in primis le proprie necessità, i luoghi in cui la barca verrà usata ed ormeggiata, se si può fruire o meno di uno scivolo e poi, le proprie disponibilità economiche, un argomento che va al di la’ del puro e semplice costo di acquisizione essendo la barca un bene che comporta costi gestionali da non sottovalutare. Ed iniziamo proprio da qui, dalla valutazione fatta in base alle proprie disponibilità di portafoglio. Chi non ha mai sognato di possedere un fishing boat grande, attrezzato nei minimi particolari, che potesse provocare invidia quando si è in porto? Però i sogni, lo sappiamo, sono una cosa, la realtà un’altra. A volte si avverano, altre no, a volte semplicemente si razionalizza e si acquista ciò che poi effettivamente serve, evitando così il superfluo. Se il budget messo in preventivo fa propendere per scafi più piccoli, siate comunque preparati al fatto che non è detto che ad una barca piccola corrispondano sempre costi contenuti, in particolare quando si tratta di fishing boats. In taluni casi non costa tanto di per se’ lo scafo, ma il prezzo di quest’ultimo lievita per effetto di tutti gli accessori che gli si devono montare a bordo. Se si tratta di nuovo occhio ai listini, alle dotazioni di serie ed agli accessori. A volte un prezzo interessante ad un primo colpo d’occhio potrebbe risultare completamente diverso con l’aggiunta di optional non proprio così superflui. E’ importante valutare con attenzione ciò che serve, servirebbe o di cui si può fare a meno. E non sto parlando solo di ecoscandagli, Gps o radar. A volte dai listini vengono volutamente tenuti fuori, per tenere il prezzo più basso, elementi essenziali, come alcuni tipi di sedute, le vasche, gli stessi portacanne. Elementi indispensabili però per pescare, ed irrinunciabili. Nel caso dell’usato invece, occhio a ciò che si compra e quali accessori e dotazioni vengono inclusi nel prezzo. A volte, per effetto del fatto che gli optional perdono gran parte del loro valore quando si rivende la barca su cui sono montati, un usato può diventare molto più interessante economicamente proprio per effetto di ciò che viene fornito incluso nel prezzo. Per quanto concerne la tipologia di scafo invece, la scelta può cadere su di un classico ed intramontabile gozzo, oppure su di gommone, finalmente apprezzato anche per quest’impiego, oppure ci si potrà indirizzare su di uno scafo rigido dalla classica carena a “V” o catamarano o trimarano, di produzione italiana (ce ne sono alcuni di cantieri veramente niente male nel settore) o stranieri. Per quanto concerne le misure invece vale un po’ il discorso fatto in precedenza, ossia qual è la finalità d’impiego dell’unità da diporto? Piccola pesca lungo-costa o pesca d’altura? L’imbarcazione va lasciata in porto e quindi si necessita di un posto barca o deve essere carrellata e trasportata a casa ad ogni fine giornata? Per una piccola pesca a bolentino o a traina lungo-costa può non essere necessario spendere un sacco di soldi per un fishing boat iper-attrezzato. Basta una barca piccola, con misure contenute nei 5-6 metri per soddisfare al meglio le proprie esigenze. Certo, si è un po’ più limitati nell’uso, perchè non si può uscire con qualsiasi condizione di mare e vento, ma lo si mette in preventivo a priori. Se invece si fa traina d’altura, si va a caccia di tonni, di ricciole o comunque di prede di una certa taglia o è richiesta una navigazione a largo raggio, ovviamente la misura deve crescere. Ma fino a che misura direte voi? Non c’è una regola fissa. Fino a dieci metri di omologazione non è richiesta l’immatricolazione nei Pubblici Registri Navali, oltre si! E’ quindi bene prestare attenzione alla documentazione che accompagna lo scafo, distinguendo tra la lunghezza fuoritutto e quella appunto di omologazione. La prima può anche esulare dai fatidici dieci metri per effetto della presenza di delfiniere o plancette di poppa o spiaggette le quali però, essendo amovibili (perlomeno nella stragrande maggioranza dei casi è così), non vengono considerate strutture che incidono nella lunghezza effettiva dello scafo. La misura che influisce ai fini dell’immatricolazione è quindi quella “di omologazione”. Altro deterrente nel salire troppo di lunghezza è ovviamente l’obbligo di disporre obbligatoriamente, perlomeno da una certa misura in su, di posto barca. Sino a 8 -10 metri circa, ma qui entrano in gioco anche la larghezza ed il peso, alcuni scafi sono ancora carrellabili e quindi non soggetti a stazionare obbligatoriamente in porto. Basta avere un veicolo trainante ed un carrello adeguato ed uno scivolo o una gru per varare ed alare ed alla sera lo scafo torna a casa con noi. Al disopra di tale misura o con pesi superiori al massimo carrellabile, a meno che non si tratti di gommoni per i quali la possibilità di sgonfiare i tubolari e di ridurre quindi le loro larghezze diventa un elemento a favore, occorre invece accollarsi il costo di un posto barca, in acqua o a terra che sia. Il prezzo da pagare per tale affitto è normalmente legato alle dimensioni dello scafo, quindi più è grande e più si paga. Idem per ciò che concerne i costi assicurativi che vanno a riguardare la R.C. verso terzi imputata obbligatoriamente a tutte le imbarcazioni a motore, e con maggiore incidenza ovviamente per quelle con più cavalli a poppa. Essendo palese che ad imbarcazione grande corrisponda una motorizzazione potente, diventa intuitivo capire che chi ha più cavalli o la barca più grande paghi anche di più come assicurazione! Infine, parlando di “cavalli” è immancabile parlare di costi del carburante. Sappiamo tutti quanto il costo del carburante incida in modo deciso sui costi globali di gestione di un’imbarcazione, e tale costo è stato ulteriormente amplificato dai rincari che il carburante ha vissuto negli ultimi anni. E’ bene quindi valutare anche quest’aspetto a priori prima di vedersi costretti ad usare poco l’imbarcazione per non svenarsi….
Nella seconda parte dell’articolo toccheremo invece i seguenti argomenti: carene, allestimento di coperta e motorizzazioni adeguate