Gennaio e febbraio sono stati un po’ il cuore del nostro inverno, almeno nelle aspettative, ma per il nostro territorio che è sviluppato in lunghezza, direzione nord – sud, non tutti gli inverni sono uguali
• Mimmo Marfè
Il vento
Oltre le zone dove abbiamo stabilito una presenza stanziale delle mormore, altri pesci, tra cui primeggiano #spigola e #sarago, sono messi in movimento dalla possibilità di trovare cibo. A questi due pesci in zone ormai abbastanza ampie si aggiunge l’#orata oltre a #gronghi e #razze, qualche #ombrina e tutti quei pesci che spesso colonizzano ben determinate zone, compreso raidi e qualche volta sorprese davvero inimmaginabili.
Vento e fetch
Parchè a parità di vento in alcune zone abbiamo una mareggiata consistente e in altre no?
La spiegazione è abbastanza semplice e l’interpretazione del fenomeno ai fini della pesca a surf casting è importante. La nascita delle onde in mare è sicuramente causata dalla presenza del vento ma questo da solo non basta a spiegare la nascita delle cosiddette mareggiate. Per dare origine ad una mareggiata, il vento dovrà insistere su di uno specchio di mare sufficientemente ampio; solo in questo modo le onde avranno modo di formarsi e di espandersi. Il tratto di mare che viene investito dal vento viene chiamato #fetch.
E i pesci?
I pesci se si mettono in moto è sempre per un solo motivo: nutrirsi, oppure scappare dalla circostanza che li individua come cibo per altri pesci, comunque sempre questione di “panza”.
Se il pesce sente l’arrivo di una condizione che ne limiterà la ricerca del cibo, darà vita ad una fase in cui proverà a rimpinzarsi di riserve energetiche: quindi molto spesso la fase immediatamente precedente una forte mareggiata troverà il pesce in attività. Poi, subito dopo la mareggiata, appena le condizioni consentiranno ai pesci di cercare di nuovo cibo avremo ancora dei momenti propizi alla pesca dalla spiaggia. Ma non tutti i pesci si comportano allo stesso modo. L’ultimo a ritirarsi e il primo a ricomparire è il #sarago. E’ stato definito il caterpillar delle onde, una definizione un po’ epica e esagerata che rende però l’idea. Braccioli che riescano a non ingarbugliarsi, anche molto corti e spesso canna in mano perché la mangiata è a volo. Poi ci sono i pesci meno “coraggiosi”. Le piccole #spigole giovani e stolte un po’ si avventurano nella turbolenza, quelle adulte e sgamate si tengono invece un po’ fuori dal caos, tanto sanno che prima o poi qualcosa arriva nei pressi della loro bocca. Molto spesso bisognerà quindi cercarle proprio là dove si vede lo spacco d’onda, da lì passano i pesciotti preda ma dove è in agguato spesso anche lo spigolone. Più pigra per certi versi è l’orata.
Esche
A personale opinione la più generica e con la quale si può catturare davvero di tutto è il #cannolicchio freschissimo (Foto 9). Le più specifiche invece? Escludendo quelle vive, per la spigola il #cannolicchio e l’#americano hanno una marcia in più. A seguire le #tubicole, le #fasolare e in alcuni siti del Tirreno centrale l’#arenicola, ma quella proprio grossa.
Poi #calamaro freschissimo. Riguardo la forma dell’amo per la spigola non ci sono troppi dubbi: la forma #Aberdeen è veramente la più idonea specie per ospitare grossi anellidi o cannolicchio. Per il sarago abbiamo maggiore genericità, specie in mareggiata non si andrà troppo per il sottile. Attenzione alla sua bocca che, anche se di grossa taglia, è piccola. Usare un amo troppo grosso potrebbe essere penalizzante. Personalmente consiglierei ami tipo beak di numerazione non superiore al numero 4.
Con forte turbolenza si potranno usare anche divergenti sul trave, mentre con scaduta avanzata andranno benissimo travetto su cui montare un solo bracciolo.
Mimmo Marfè
Giornalista, una vita vissuta in riva al mare. A sette anni le prime esperienze da riva con primordiali cannette in bambù, poi le prime telescopiche in fenolico. In Sardegna a fine anni 70 le prime esperienze dalla spiaggia e le prime catture mirate. La passione abbinata alla continua ricerca porta alla possibilità di poter elaborare modalità di pesca dalla spiaggia in ambito Mediterraneo. Da qui il primo libro “Surf Casting In Mediterraneo” edito come i successivi quattro dalla casa editrice Olimpia. Esperienze condivise sulle pagine del pioneristico Surf Casting Report, poi di Pesca in Mare e per decenni di Pescare Mare. L’approdo all’editoria digitale come naturale evoluzione della comunicazione con la consapevolezza che anche per me c’è sempre possibilità imparare.