Dopo un primo approccio con le cuscinerie nella puntata precedente, in cui ci siamo occupati di materiali, di cuciture e di alcuni problemi cui sono soggette, ora dedichiamo questa seconda parte al “come nasce una cuscineria”, per concludere sul come la si mantiene in ottimo stato
• Luciano Pau
Sempre in collaborazione con la MDU ATELIER di Milano, entriamo ora nella parte clou del discorso “cuscinerie”. Quella parte che quasi nessuno conosce, perché abituati ad acquistare un “prodotto finito”. Prendendo spunto da una nota serie televisiva però, cercherò di farvi capire “com’è fatta una cuscineria”. E per farlo riparto da dove vi avevo lasciati nella scorsa puntata. Avevamo scelto il materiale per il rivestimento esterno, il suo colore; avevamo anche deciso la tipologia di imbottitura interna da usare e che tipo di cucitura per rendere più unica la cuscineria, e alla fine avevamo anche optato per una customizzazione unica, scegliendo di loggare i cuscini con una scritta, un acronimo o quant’altro. A questo punto mancano due cose: un preventivo e la sua realizzazione.
Una cosa è legata all’altra, perché ovviamente stabilito il costo m2 del materiale da impiegare, per poter sottoporre al cliente un preventivo è anche necessario capire quanto materiale serve e quanto tempo occorre per confezionare il tutto. Cominciamo quindi questa seconda parte con il prendere le misure per definire il materiale necessario.
Come nasce una cuscineria
Ma come si prendono le misure esatte? In due modi principalmente. Uno è quello di recarsi in loco, in questo caso sull’imbarcazione da rivestire (uno dei tanti servizi ad esempio offerti dalla MDU Atelier) e, metro alla mano, misurare, segnare, disegnare e trascrivere centimetro per centimetro ciò che viene rilevato. C’è chi usa del nylon non troppo leggero, poggiandolo sulle superfici da ricoprire e disegnandovi sopra i bordi con un pennarello. Importante sarà anche segnare i punti dove dovranno successivamente essere montate le cerniere. Una seconda soluzione, se magari si tratta di “rifacimento” e non di realizzazione da zero di cuscini, è quella di usare i vecchi cuscini come campione. Per quanto concerne la prima soluzione, ossia quella della misurazione, i dati rilevati o i nylon disegnati serviranno poi a creare delle “dime”, altresì chiamate anche “maschere o sagome”. Nel caso di rifacimento di cuscini già esistenti invece, le dime potranno essere lo stesso vecchio rivestimento, debitamente scucito e messo “in piano”. Ora, come si usano le “dime”? Indifferentemente, potranno prima essere usate per la modellazione dell’imbottitura e successivamente del materiale di rivestimento, o viceversa. Avete mai assistito al lavoro di un sarto che fa abiti su misura? Ebbene, qui il procedimento è molto similare. Si sovrappongono le dime ai materiali da ritagliare (imbottiture o rivestimenti), si ridisegnano i contorni e si procede poi al taglio dei materiali impiegando dei macchinari moderni che sostituiscono le forbici di un tempo. L’impiego di questi macchinari garantisce tagli perfetti, lineari, sagomati ad hoc, per una bellezza unica del manufatto. Le singole facciate dei cuscini dovranno essere contrassegnate internamente con molta precisione e cura, segnando anche di quale parte si tratti, onde evitare, nella fase successiva di cucitura, di invertirle. Per le fiancate dei cuscini, il cosiddetto “spessore”, si utilizzerà quando possibile lo scarto dei fogli di materiale più grandi, il cosiddetto “sfrido”. Meno sfridi significa anche risparmio di materiale. Tagliati e catalogati tutti i pezzi (interni ed esterni), si passerà alla fase di cucitura del materiale di rivestimento, avendo l’accortezza di cucire anche le cerniere che ne permetteranno l’apertura e la chiusura. Queste ultime potranno essere di diverso materiale a seconda che le cuscinerie debbano essere usate in ambienti interni o esterni. Per quelle da “esterno” sarà bene optare per cerniere resistenti alla salsedine, il nemico numero uno di qualsiasi cosa. Sarà a tal proposito in ogni caso da programmare al rientro in porto un risciacquo di queste parti, onde evitare fastidiosi depositi di sale ed ossidazioni che potrebbero, alla fine, bloccare il meccanismo. In alternativa, per la chiusura si potrebbe usare anche il velcro, ma non è un sistema così impiegato in quanto si rovina più rapidamente. La cucitura delle varie parti viene affidata a macchine da cucire industriali e professionali tecnologicamente avanzate, rapide, precise ed in grado di perforare con i loro aghi strati di tessuto importanti. Si usano fili di cotone cerato o di poliestere, in quanto entrambi resistenti all’umidità.
Come si fissano
Ottenuta la cuscineria finita, scomposta in tanti pezzi che ne consentano anche un facile rimessaggio in qualche scomparto di bordo (gavoni, cabine, etc.), occorrerà decidere “come fissarle” all’imbarcazione in modo sicuro e stabile. In particolare quelle destinate a rimanere all’esterno e più facilmente soggette a volare via con il vento, la velocità e gli impatti dello scafo sulle onde. Esistono diversi tipi di accessori per il fissaggio: clip in plastica – clip in acciaio – tenax o velcro.
Quest’ultimo, già menzionato nel capitolo precedente, è nato da un’invenzione di un certo Georges de Mestral, che agli inizi degli anni ’50 analizzando con attenzione al microscopio dei piccoli fiori rossi che gli si erano attaccati alla giacca, identificò degli uncini che si ancoravano perfettamente ai tessuti. Fu allora che pensò di usare le proprietà di questo principio aggrappante per alcune lavorazioni. Il nome è in effetti un acronimo di due parole francesi: VELours (velluto) e CROchet (gancio). In pratica si compone di un’asola (striscia di tessuto simile ad una spugna tessile), e di un uncino (striscia di tessuto coperta da piccoli uncini rigidi). Posizionando le due strisce in modo che vengano a contatto a pressione, si otterrà una perfetta chiusura facilmente apribile a strappo in qualsiasi momento. È un sistema ancora in alcuni casi usato, ma non è affidabile del tutto. Il suo lato più morbido infatti, quello per intenderci munito di peluria, è facilmente attaccabile da polvere e sabbia (due elementi che al mare, spesso, sono presenti anche nell’aria). Dopo un po’ c’è quindi il reale rischio che il potere “aggrappante” non sia più lo stesso, vanificandone la sua presenza.
I sistemi più comunemente usati quindi sono le clip (o bottoni) ed i tenax. Questi ultimi hanno solo un difetto: possono risultare pericolosi e si rischia di farsi male. La soluzione più impiegata quindi rimane quella delle clip. Ma in plastica o in acciaio? Quelle nel pregiato metallo sono ovviamente più eleganti, più robuste e anche longeve se vogliamo, però costano molto di più. L’alternativa è la plastica, funzionale e resistente alla salsedine, facile da sostituire ed economica. In fase di montaggio occorrerà applicare una parte sui cuscini e l’altra, che rimarrà fissa sull’imbarcazione, con viti.
È difficile che si sgancino, però non è del tutto da escludere. Pertanto, per essere sicuri di non veder volare in mare detti cuscini, in alcuni casi si potranno predisporre degli ulteriori fermi.
Manutenzione
E passiamo ora al “come mantenere sempre belle ed efficienti le cuscinerie”. È sottinteso che parlando di ambiente marino (il lacustre ha problematiche lievemente inferiori), oltre che con l’acqua di mare diretta, le cuscinerie possono anche entrare in contatto diretto con indumenti bagnati (costumi o asciugamani ad esempio) e con la salsedine presente nell’aria. Pertanto è buona norma, a fine giornata, rientrati in porto, sciacquare con acqua dolce i cuscini ed in particolare le cerniere, avendo l’accortezza di asciugare il tutto con un panno e fare scorrere le cerniere stesse avanti ed indietro al fine di asportare anche piccole particelle di sale presenti tra i denti. È utile sapere che in caso di cerniere bloccate dalla salsedine, un ottimo sistema di sblocco senza usare prodotti acidi come gli “sbloccanti”, che possono tra l’altro macchiare in modo definitivo i materiali, o pinze che possono rompere il meccanismo, è quello di usare il vapore. Una “vaporella” ad esempio, con il vapore proiettato proprio sopra le cerniere, può sciogliere facilmente il sale. Periodicamente poi, o anche solo a fine stagione, sarà bene dedicarsi ad un lavaggio più approfondito del tutto, che includerà anche le imbottiture. Se si tratta di cellule chiuse o Dryfeel, basterà estrarre il contenuto dai cuscini e sottoporli ad un getto diretto di acqua dolce, magari rendendo completa l’opera con l’impiego di una spugna. Se invece il poliuretano è a cellula aperta, e quindi assorbente, sarà opportuno effettuare l’opera di pulizia con più attenzione, magari cercando di asportare per prima cosa lo sporco con un aspirapolvere, lasciando poi ad una spugna umida il compito di “finitura”. Per quanto concerne i materiali di rivestimento invece, dipenderà dalla loro composizione. Materiali delicati, come quelli usati per gli interni di cabinati, sarebbe opportuno affidarli alle attente mani di una tintoria specializzata, soprattutto in presenza di “macchie difficili”. In alternativa si possono anche lavare in lavatrice, basta usare temperature basse ed in alcuni casi non centrifugare. Sarà bene farsi consigliare dal produttore o fare riferimento all’etichetta, ma soprattutto sarà opportuno fare una prova su una piccola parte, magari anche meno visibile, al fine di accertarsi di non procurare danni. In caso di alcantara o di tessuti in microfibra in genere, si avrà a che fare con materiali decisamente resistenti alla sporcizia. Se le macchie sono state prodotte da oli, grassi, bevande, cosmetici o caffè, si potranno pulire con prodotti a secco. Macchie più difficili, come sciroppi, inchiostri, vengono invece rimossi con dell’alcool denaturato, mentre la stragrande maggioranza di macchie comuni viene rimossa semplicemente con del sapone neutro e dell’acqua dolce miscelata con ammoniaca.
Nessun problema infine per lo skai usato per le cuscinerie da esterno, facilissimo da pulire con un panno e/o sapone spray; attenti però a non usare prodotti contenenti alcool che potrebbero risultare dannosi!
Bene, credo di avervi raccontato in due puntate tutto o quasi sulle cuscinerie. Ringrazio ancora una volta la MDU ATELIER di Milano per la sua cortese pazienza, disponibilità e collaborazione e ora tocca a voi scegliere!
Perlomeno a questo punto sarete un po’ più preparati in materia…
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