Con i primi freddi i cefalopodi ed in particolare i calamari si avvicinano alla costa e noi sicuramente non ci faremo trovare impreparati…
Per questo il nostro capitan Pastacaldi ha preso in mano la situazione, forte dei trascorsi con amici del Sol Levante veri maghi di questa specialità, e ha deciso di spiegarci le basi di questa tecnica sportiva… Qualche mese fa aveva già toccato l’argomento con una sfiziosa ricetta quindi, ora, è sicuramente il momento di reclutare la materia prima…
• Maurizio Pastacaldi
In pillole
E’ bene chiarire che ogni fascia costiera del nostro Paese ha una stagionalità e una propria realtà che deve essere scoperta, per avere il risultato sperato sia con l’aiuto di un buon “fishfinder” sia grazie ad una discreta dose d’esperienza vissuta. In ogni caso possiamo però asserire che durante l’arco della giornata, i calamari prediligono stanziare nelle vicinanze del pesce foraggio (sugarelli, alose, boghe) e su fondali attorno ai 40 metri; mentre all’alba o al tramonto merita insidiarli su fondali meno profondi attorno ai 20 metri. La pesca si pratica in deriva, con canna e mulinello e a seconda dello scarroccio, utilizzando un piombo terminale più o meno grande per scendere facilmente sul fondo; comunque compreso tra i 50 ei 150 grammi di peso. Anche il multifibra in bobina è una pedina fondamentale per il successo; grazie al minimo diametro e alla speciale trama si riesce facilmente sia a far scendere le esche sul fondale che ad avvertire, non avendo elasticità, le abboccate dei nostri amati cefalopodi. Si raccomanda di dotare il mulinello solo di multifibra di primissima qualità nel diametro compreso tra i dieci ed i quindici centesimi di diametro. Il classico metodo per unire gli artificiali “Squid/oppai” alla lenza madre in fluorocarbon è con un’asola derivata da un nodo “dropper loop”. Ma questo sarà un approfondimento che faremo in un prossimo articolo.
Le esche “oppai”
Sono dei piccoli artificiali a forma di goccia, spesso realizzati in materiale soffice, ricoperti da una garza colorata dalla lunghezza di circa 7 centimetri; vanno montati in serie sulla lenza in modo da avere più opportunità di abboccata. Il nostro consiglio, per non rimanere spiazzati, è di mettere più colori… Oltre a montare da soli il suddetto calamento, sugli scaffali esistono “Kit pesca” pronti all’uso per chi non ha tempo o voglia. In questo modo si ha subito a portata di mano ciò che serve.
In pratica
Dopo queste belle parole di pura tecnica è bene sapere che questo simpatico cefalopode, gioia e delizia dei nostri palati, vive a stretto contatto di chi frequenta la rada…
Diportisti ed in particolare velisti amano vivere il mare e mettersi alla fonda per trascorrere serate a godersi la pace e la serenità lontano dai luoghi comuni. Non si sa per come, non si sa per cosa ma le luci, i rumori e quel che sia, fanno si che la catena alimentare inizi a popolare attorno alle nostre imbarcazioni ed anche i calamari sono in questa comunità. Il nostro consiglio, quando siamo alla fonda, per chi non è assatanato di pesca del cefalopode è quello di mettere un paio di canne schierate (canne semplici da bolentino ad azione ripartita con vetta sensibile) utilizzando il calamento di “oppai” e lasciarle in pesca nel periodo compreso tra il tramonto e l’alba.. Il fondale deve essere di almeno una dozzina di metri di profondità… Ognuno a bordo deve continuare la classica vita ed ogni tanto dare un occhio alla vetta della canna .. La sensibilità di quest’ultima sarà il campanello d’allarme delle abboccate. Il leggero moto ondoso anima le esche rendendole micidiali per tutti i cefalopodi della costa come polpi, seppie e calamari.. Le zone e la stagionalità giocano un ruolo fondamentale; i mesi autunnali sono i più proficui ma due cannette schierate non precludono certamente la vita di bordo….