Per chi sogna adrenalina dall’inizio alla fine lo spinning off-shore rappresenta la massima espressione di questa parola. Spinning off-shore è anche però pesca estrema e, se praticata nei mesi invernali, raggiunge la massima accezione di questa parola.
• Andrea Iacovizzi
Prepararsi per l’uscita
Generalmente parlando di pesca ci si prepara semplicemente pensando a canne, mulinelli e nel caso dello spinning, agli artificiali da portar con se. Nel caso specifico però andremo a scontrarci oltre che con il mare invernale in grado di mutare in poche ore forma e moto ondoso, anche con le rigide temperature alle quali bisognerà farsi trovare preparati nel modo migliore. Per una volta tanto andremo quindi a soffermarci sulla scelta di alcuni capi che vanno da sottopantaloni termici e maglie termiche da avere a pelle. Questi capi infatti derivati direttamente dallo sci, ci consentono di tenere la temperatura del corpo costante evitandoci di sudare e di rimanere quindi congelati dopo qualche frenetica azione di pesca. I pantaloni saranno rigorosamente di tessuto tecnico (bandite le tute felpate dalla quali l’aria passa a go-go), impermeabili e traspiranti e le giacche avranno cappuccio e wind stop sulle maniche ed in vita. Sembrerà di prepararsi per una uscita in montagna ma in realtà le condizioni di temperatura non saranno diverse da quelle di uno snowboarder che affronta una discesa fuoripista.
Gli inseguimenti e la ricerca della mangianza
Lasciato il porto di partenza raggiungeremo a velocità sostenuta la batimetrica dove abbiamo avuto notizia da pescherecci, da altri amici spinner o semplicemente dove abbiamo visto nei giorni precedenti segni di mangianza. Le giornate corte in questo frangente, non ci daranno il tempo di fare valutazioni ed i pesci possono sbucare solo anche per pochi minuti, meglio quindi essere pronti a lanciare anche a distanze notevoli. Intorpiditi dal freddo raggiungiamo finalmente lo spot, occhi fissi sul pelo dell’acqua o in cielo alla ricerca di un movimento o di un gabbiano che ruota. Tutto può fare la differenza e ridurre al minimo le distrazioni può solo garantirci qualche lancio in più. E se la mangianza è lontana? Un attenta valutazione della direzione di spostamento dei pesci può farci evitare spostamenti inutili. I pesci infatti generalmente tendono a frequentare zone delimitate e, se è pur vero che la regola “prima o poi da qui passa” non sempre è valida, è altrettanto vero che abbiamo osservato che durante il giorno il movimento circolare dei pesci interessa zone definite, pertanto porsi a volte al centro dello spot in attesa di qualche segnale può darci quel vantaggio indispensabile prima di correre dietro alle mangianze.
Lanci millimetrici in attesa dello strike
La mangianza è vicina, il gommone sfiora appena le onde e siamo semiseduti in attesa di poterci mettere a lanciare. Sangue freddo indispensabile in queste occasioni, fondamentale la lucidità di verificare sempre chi o cosa si ha dietro prima di far partire un artificiale e soprattutto niente azione frenetica, se i pesci sono attivi e non si sono affondati con il nostro arrivo, si tratterà solo di farli magiare e quale miglior modo se non quello di gestire al meglio i nostri artificiali? In genere in inverno saranno le stick bait a fare da padroni, ma ogni stick bait ha un movimento specifico, quasi mai frenetico. Saper gestire un artificiale in mezzo a tonni che lo evitano o che lo inseguono fa parte di quelle doti che pongono lo spinner esperto al pari di un pilota che deve sapere quando dare gas e quando staccare. Se tutto è in ordine lo strike è dietro l’angolo e non appena avvertiamo la botta secca del tunnide sull’artificiale, ferrate energiche serviranno solo a prevenire il rischio di slamate.
A tutto drag
Lo strike è stato violento, le ferrate hanno piazzato bene l’artificiale ed ora? Ora bisogna aspettare che termini la prima fuga con il drag quasi serrato e stoppare immediatamente il pesce. Un’attrezzatura leggermente sovradimensionata, ci consentirà di bloccare immediatamente il pesce e di risolvere il combattimento in pochissimi minuti. Eseguire un combattimento con frizioni al limite permette di portare il pesce sotto bordo vitale e di eseguire rilasci perfetti senza trascurare il fatto che attardarsi nella battaglia compromette l’esito dell’uscita facendo affondare tutto il branco e rischiando di farci perdere tempo prezioso per le successive azioni di pesca. Ma la domanda che tutti si pongono, quando un pesce è allamato, si può continuare a lanciare? La risposta non è tanto ovvia ma è si. Generalmente se l’angler che è in combattimento non ha bisogno di immediata assistenza è possibile gestire immediatamente altri lanci ed eventuali strike. La regola fondamentale però è quella di non intralciarsi e non creare pericoli a bordo, seguendo sempre le istruzioni di skipper ed angler e cercando di fermarsi quando le condizioni non sono più adatte a favorire nessuna allamata.
Catch & Release
In Inverno si sa, la pesca al tonno può essere effettuata solo catch & release, questa limitazioni invece che scoraggiarci deve essere un buon motivo per effettuare il tagging ove possibile. Il progetto tagging infatti ci consente di tenere sotto controllo lo stock di pesci e favorire se possibile l’aumento di quote da parte dell’ICCAT per i periodi di prelievo di qualche esemplare. C’è da dire che per chi pratica questa pesca l’emozione di veder ripartire un bel pesce dopo una battaglia durata solo pochi minuti è indubbiamente il volano che spinge a correre sulle mangianze come se la giostra potesse non fermarsi mai.