Il sarago, quando le condizioni sono al limite dell’affrontabile, è l’ultimo a dare forfait. Tra i frangenti e con una forte corrente sarà solo il sarago a darsi da fare, insieme a qualche spigola, di solito non troppo piccola ma nemmeno gigante.
• Mimmo Marfè
Dove
Ci sono spiagge che ne elargiscono a ogni mareggiata, altre dove sembra sia quasi inesistente. In generale le condizioni migliori per i pezzi grossi sono quelle da spike o piramide e pater noster, oppure le scadute nella loro prima fase. La ricerca specifica si fa col bibi o con l’americano, ma rendono bene anche cannolicchi, calamaretti, e in generale un po’ tutto, vermi compresi.
Per quanto riguarda la distanza si va per tentativi, ma qualche regola si può accennare: tra i 20 e i 40 metri su spiagge profonde. Su spiagge basse proveremo oltre il classico ultimo frangente altrimenti anche in mezzo alla schiuma dove ci sono e spesso numerosi.
Quelli intorno ai due o tre etti si spostano in branchi, quindi dopo il primo bisogna agire in velocità, è probabile riuscire a prenderne ancora un paio. Ma è difficile fare di meglio, semmai potranno ripassare dopo un po’.
Quelli davvero grossi invece di solito viaggiano in coppia, oppure da soli.
Se di schiuma non ce n’è proprio siamo costretti a cambiare scenario, su spiaggia aperta c’è poco da fare. Molto meglio qualche baietta o anche una lunga spiaggia ma a fondale misto.
La bocca del sarago è piuttosto piccola ma su entrambe le mascelle ha otto incisivi molto pronunciati, che possono essere pericolosi per i terminali. La dentatura completa di un sarago sul chilo è qualcosa di sorprendente.
I saraghi
Il sarago maggiore ha quattro fratelli strettissimi, più rari e pregiati di questo, tra cui il bellissimo e imponente faraone che si trova quasi solo vicino alla Sicilia e alla Sardegna (e comunque occasionalmente). Altri sono più comuni e meno ricercati, come il piccolo sparaglione. C’è poi il pizzuto, piuttosto raro, che frequenta le pareti dei porti dove si ciba col suo muso appuntito, o ancora il testa nera (o fasciato), ben presente lungo tutte le nostre scogliere.
Consigli
Ecco qualche sintetico suggerimento per chi ha intenzione di riuscire a prendere un sarago che si rispetti. I consigli che seguono fanno sempre riferimento a pesci di taglia media o grande.
1 Il sarago ama la schiuma, la turbolenza, l’acqua molto ossigenata.
2 In condizioni di calma qualche probabilità si può avere di notte, purchè si tenti su fondali rocciosi o comunque molto vicino a possibili tane.
3 In linea di massima qualsiasi esca può funzionare. Fra le migliori il bibi e l’americano. Ma a volte mostra una decisa preferenza per il cannolicchio.
4 Ha denti affilati che possono tagliare anche un terminale del trenta. Si rischia (ma neanche tanto) e basta.
5 Nello stesso punto dove si è preso un grosso sarago è molto probabile prenderne ancora.
6 Per le spiagge aperte esiste una regola precisa: in alcune con le onde arrivano anche i saraghi, su altre non c’è proprio niente da fare. E’ bene saperlo in anticipo perchè le eccezioni sono rarissime.
7 In mezzo alle onde il sarago non guarda in faccia nessuno, andranno bene anche ami tipo beak.
8 Col mare calmo cambia tutto. Pescando a fondo è indispensabile un sottile bracciolo lungo due metri.
9 La mangiata del sarago è violenta e decisa.
La sua difesa è potentissima. Se sulla sabbia i problemi sono pochi, pescando su un fondale accidentato bisogna opporgli un recupero senza incertezze.
Mimmo Marfè
Giornalista, una vita vissuta in riva al mare. A sette anni le prime esperienze da riva con primordiali cannette in bambù, poi le prime telescopiche in fenolico. In Sardegna a fine anni 70 le prime esperienze dalla spiaggia e le prime catture mirate. La passione abbinata alla continua ricerca porta alla possibilità di poter elaborare modalità di pesca dalla spiaggia in ambito Mediterraneo. Da qui il primo libro “Surf Casting In Mediterraneo” edito come i successivi quattro dalla casa editrice Olimpia. Esperienze condivise sulle pagine del pioneristico Surf Casting Report, poi di Pesca in Mare e per decenni di Pescare Mare. L’approdo all’editoria digitale come naturale evoluzione della comunicazione con la consapevolezza che anche per me c’è sempre possibilità imparare.