Nella mia attività di charter di pesca, mi capita spesso di dover dettare precise regole che i pescatori dovranno rispettare durante le battute. Nella pesca a bolentino, la massima attenzione va riservata anche a come maneggiare le varie specie di pesci che cattureremo. A seconda dei tipi di pesci, dovremo stare molto attenti nell’afferrarli, slamarli e riporli. Infatti, tra le moltissime specie pescabili, ve ne sono sicuramente alcune a cui dovremo riservare tutta l’attenzione possibile, evitando così delle conseguenze a dir poco spiacevoli
• Marco Meloni
Le tracine
La tracina è una preda abbastanza usuale nella pesca a bolentino, non solo quando frequentiamo i fondali sabbiosi a basse profondità, ma anche quando andiamo su quelli più profondi e con morfologie diverse. In base alla morfologia del fondo, non cambia il pesce, ma la specie, che sono complessivamente quattro: la drago, la ragno, la raggiata e la vipera. La caratteristica comune è che non vi sono particolari differenze tra il dolore causato dalla puntura di una specie o di un’altra, come non vi è particolare differenza tra la puntura di una preda grossa o di una piccola.
Una volta accertato che si tratta di una tracina quella che abbiamo all’amo, prima di metterla in barca dovremo già avere preso le dovute precauzioni. La soluzione migliore di tutte è quella di riporla immediatamente all’interno di un secchio con il relativo tappo, oppure inserirla in un contenitore che non le dia la possibilità di divincolarsi più di tanto. Dopo avere chiuso il secchio taglieremo immediatamente il bracciolo, sacrificando momentaneamente l’amo. Tutta questa operazione viene effettuata solo se si ha intenzione di trattenere la preda; in caso contrario, conviene alzare il pesce dalla superficie dell’acqua e taglieremo il bracciolo, facendo cadere il pesce in acqua senza toccarlo. In ogni caso non è mai consigliabile prendere il pesce in mano anche se protetti da uno straccio o da un guanto.
La tracina è pericolosa per alcune spine che secernono una sostanza velenosa. La pinna dorsale nera è sostenuta da sei raggi spinosi collegati a ghiandole velenifere; anche sugli opercoli branchiali sono presenti, una per parte, due spine grosse e robuste, anch’esse in grado di inoculare veleno. Da evidenziare anche che, nella tracina vipera sono assenti le spine branchiali, mentre è dotata di una ittiotossina più potente delle altre tracine. E’ bene sapere che durante il periodo della riproduzione, e cioè nel corso della primavera/estate, il suo “carattere” scontroso ed aggressivo subisce un ulteriore peggioramento che la porta ad attaccare qualsiasi intruso gli si presenti a tiro.
Tutte le spine dovranno essere tolte dopo che la preda è morta e, nonostante ciò, dovremo ugualmente porre molta attenzione.
Nella peggiore situazione, e cioè quella della puntura accidentale, dovremo irrorare la zona colpita con ammoniaca e, nei casi più gravi, è opportuno rivolgersi immediatamente ad un medico.
Evitare in qualsiasi caso di raffreddare la ferita con del ghiaccio, in quanto il veleno delle tracine è termolabile.
Le murena
Durante le battute di pesca a bolentino, specialmente sulle secche isolate dalla costa, può capitare di catturare una murena. Una volta giunta sottobordo, la murena dovrà essere guadinata sempre dalla parte della coda, se il pesce arriva disteso. Capita però di sovente che la murena arrivi in superfice “annodata”, facilitando quindi al massimo l’uso del guadino. Anche per la murena dovremo porre la massima attenzione e mai cercare di slamarla. Partiamo dal fatto che, data la viscidità della sua pelle, è quasi impossibile tenerla ferma in mano anche se muniti di guanti, per cui è meglio sempre sacrificare il terminale o il bracciolo ponendo la preda in un grosso contenitore dove sia impossibile la sua fuoriuscita. Il suo morso non è velenoso, ma le ferite si infettano facilmente; è invece molto tossico il suo sangue e la sua saliva, ambedue i liquidi sono termolabili. Attenzione quindi nel maneggiarle, anche da morte. La sua carne è un po’ grassa, ma squisita.
Scorfani
Tra tutte le specie di scorfani presenti nei nostri mari, solo due sono quelli più assiduamente insidiati dalla barca: lo scorfano rosso e lo scorfano di fondale. Le due specie si differenziano sia per la bontà delle carni che per le loro dimensioni. Più grosso, e sicuramente più ricercato, è lo scorfano rosso.
Come tutti gli scorfani, queste due specie sono irte di spine che lasciano spiacevoli ricordi a chi ha la sfortuna di subirne la puntura.
Lo scorfano rientra tra quei pesci “pericolosi” che però è possibile slamare con estrema facilità seppur ponendo molta attenzione.
Una volta giunto in barca, il pesce non si dimena più di tanto, anzi resta immobile, spesso a bocca aperta. Ed è proprio dalla bocca che dovremo afferrare il pesce per procedere alla slamatura, magari aiutandoci con un paio di pinze. Anche dopo morto le sue spine sono sempre da tenere sotto controllo, specialmente quelle della testa e quella dorsale.
Pesce Lama o Sciabola
Per gli amanti della pesca di profondità, il pesce lama o pesce sciabola è tra quelli che rientra tra i pesci pericolosi. Il pesce lama non ha spine velenose o pericolose, bensì dei denti incredibilmente taglienti. Attenzione quindi alle operazioni di slamatura. Durante questa operazione è da evitare di inserire dita e mani in bocca al pesce. In tali situazioni l’aiuto delle pinze a becco lungo è sicuramente d’obbligo.