Il Guardiano è un piombo dalla forma idrodinamica che permette di scendere in profondità… Un modo primordiale ma tutt’ora attuale per calare l’esca in pesca.
• Maurizio Pastacaldi
A secondo delle esigenze e dai fattori meteo marini si possono utilizzare diverse grammature: dai 200 gr fino al chilogrammo… In caso d’incaglio, dato che solitamente si usa uno spezzone di lenza più fine rispetto alla lenza madre, diventa un piombo a perdere. Ed anche tale lascito sarà irrisorio alle tasche del pescatore ……
È da considerarsi il pioniere dei metodi per quanto riguarda l’affondamento dell’esca viva. È facile, economico e veramente catturante, ma per raggiungere le profondità, senza usare tanti metri di lenza, la velocità deve essere veramente bassa, intorno al nodo. Trainando col guardiano, specialmente con imbarcazioni di piccole dimensioni, si consiglia di utilizzare una sola canna per non compromettere, con fastidiosi ingarbugliamenti, l’azione di pesca.
Dopo aver innescato il “vivo” il primo passo da fare è mettersi a poppa della barca e calare in mare l’esca e 15 metri di terminale. Poi occorre far scendere il tutto in profondità tramite l’inserimento del piombo guardiano sulla lenza madre. Il secondo passo è quello di calare fino a quando non si avverte l’urto della zavorra sul fondo. Dopodiché, conviene recuperare qualche metro di filo e porre la canna nel porta canna della murata. Pescando col guardiano è necessario prestare particolare attenzione al momento della ferrata. Data la sospettosità dei predatori nel mangiare l’esca viva, per non vanificare l’azione dell’abboccata, è essenziale ferrare qualche secondo dopo rispetto al “bite” della preda. È molto più redditizio tenere la frizione al limite dello slittamento. Poi, non appena si sente cantare il cicalino del mulinello, mettere la leva su strike e ferrare.
L’azione non è difficoltosa ma ha bisogno di una certa attenzione. Tenendo sott’occhio lo scandaglio, il pescatore, tramite rilasci e recuperi di mulinello, deve cercare di far lavorare l’esca a stretto contatto del fondo. La pesca va impostata cercando nei punti dove potrebbero esserci i pesci come rocce, cigliate, secche e canaloni. Tutti punti dove abitualmente si appostano i predatori in caccia di “novellame”. Il nostro consiglio, per non vanificare la battuta, è di cercare di far passare l’esca in prossimità della preda come in una sorta di bolentino. Se poi non abbiamo un mezzo idoneo o delle condizioni meteo marine che ci permettono di stare nel punto prescelto, l’abboccata non sarà certamente facile. A volte, su di un fondale di 40 metri, anche usando un chilogrammo di zavorra e trecciato sottile in bobina, per far toccare il piombo si devono calare oltre cento metri di lenza. Tutto questo dispendio di metri annullerà quella pesca certosina che fino ad ora abbiamo professato. Ed il rischio è quello, il più delle volte, d’incagliare sul fondale, perdere esca, piombo e terminale.
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Maurizio Pastacaldi
capt. Pastacaldi pro-fisherman since 1990
Capt. Pastacaldi, come è meglio conosciuto da tutti, è giornalista regolarmente iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Toscana. Da sempre appassionato di mare e di pesca, è un grandissimo esperto in tutte le principali tecniche dalla barca. Inoltre ha collaborato e collabora con importanti Aziende nel settore nautico e pesca. È pro-fisherman dal 1990.