Lo stretto di Messina, luogo mitologico con Scilla e Cariddi poste l’una di fronte all’altra che evocano mostri che altro non erano che i violenti flutti che si creano nell’imbuto dello stretto.
• Mimmo Marfè
Le correnti qui sono entità macroscopiche e osservabili anche a occhio nudo.
E sarà Messina il baricentro del nostro itinerario. Da nord e poi verso ovest si arriva prima a Milazzo e successivamente a Capo d’Orlando. Intorno a Milazzo, una delle spiagge più apprezzate è quella di Tono.
La spiaggia emersa è di granulometria media e proprio sotto la fiumara sono presenti grossi ciottoli trasportati durante le piogge dell’inverno. Il fondale è medio, con una profondità di circa 3 metri a 100 metri dalla riva.
A parte le orate da ricercare preferibilmente di giorno e nelle ore più calde, al Tono si catturano tutti i pesci tipici del surf casting mediterraneo, quindi spigole e saraghi con mare formato, razze e gronghi, ma il pesce maggiormente presente è la mormora. C’è un anellide che offre maggiori chance, il “corallino” una sorta di arenicola locale.
Ma se la mira dichiarata è quella di una pescata a mormore, meglio spostarsi un paio di chilometri più avanti e posizionarsi verso Casa Bianca o Timpazzi.
Ganzirri – Torre Faro
Viaggiando verso Torre Faro saremo proprio all’interno dello stretto.
Il fondale è un misto spinto con parti rocciose e presenza di banchi di posidonia sparsa sul fondale. Sarà importantissimo conoscere i punti meno insidiosi. La spiaggia sommersa per una decina di metri presenta una profondità di circa due metri, dopo di che c’è uno strapiombo che arriva a una profondità superiore di venti metri. Le lenze sottilissime in bobina non serviranno, riusciranno solo a essere causa di numerose e fastidiose rotture. A causa delle piombature abbastanza importanti da utilizzare per la forte corrente, alle lenze collegheremo degli shock leader lunghi una decina di metri di diametro 0,50 che sarà la parte di lenza più esposta al contatto con l’eventuale roccia. Di notte in queste acque girano pesci quali gronghi, spigole, saraghi anche a mare apparentemente calmo ma ben correntato sul fondo. Di giorno il luogo consente numerose catture di perchie, donzelle, tordi, tracine, saraghi e gallinelle.
Messina
Pescare da riva in questa zona offre opzioni davvero svariate. Tanto per dare solo un esempio, non sono rare le catture di tombarelli di grossa taglia o grossi lanzardi. Tutta questa zona presenta fondali mai totalmente liberi da roccia e oltre alla classica pesca a fondo dalla spiaggia, in tanti alternano sempre dalla sabbia altre tecniche, tipo bolognese, inglese, bombarda. Pescando con una tecnica mista tra inglese e feeder abboccheranno grosse aguglie, grosse boghe e bellissime occhiate. Non mancheranno anche i saraghi, pesci sensibili alla pasturazione. Qui si può pasturare direttamente da rive sabbiose con degli sfarinati, si pescano pesci alieni per altri luoghi tipo pesci pappagallo e scazzuppoli, ossia pagelli bastardi di taglia notevole.
Lato Ionico della città dello stretto
Ganzirri a Nord del centro urbano, poi Tremestieri, Mili Marina, Santa Margherita, Gampilieri, Scaletta, poi più a sud Alì Terme e Roccalumera, spiagge che accompagnano dalla città verso sud con acque sempre ben ossigenate: qui le correnti dello stretto sono davvero consistenti e non meraviglierà se con mare superficialmente calmissimo dovremo ricorrere alle piramidi. Utilizzando le arenicole saranno generalmente le mormore i pesci più frequenti ma non è che mancheranno gli scazzuppoli. Quindi arenicola con prevalenza di mormore ma anche verme americano con scazzuppoli, fragolini e saraghi su tutti. Per le battute dedicate ai pagelli durante il periodo meno caldo si predilige utilizzare l’innesco del gambero intero, sgusciato e senza testa e l’innesco del trancetto di verme di rimini. Il gambero con le acque ormai raffreddate offre un rendimento davvero elevato e se vogliamo anche a prezzi sostenibili.
Il verme di rimini ha un rendimento eccellente quando al numero elevato di pesci si preferisce selezionare invece la taglia: capita che i fragolini più grossi mangino questa esca a contatto con il fondo e innescata su finali abbastanza lunghi.
Con acque fredde l’esca che risulta maggiormente appetita è il gambero sgusciato e assicurato all’amo con del filo elastico.
Anche la lunghezza dei braccioli sarà dipendente dallo stato del mare e dalla corrente, ma diciamo che mediamente saranno lunghi circa 80 centimetri.
Il pagello, bastardo o altri, è un pesce sensibile ad attrattori luminosi, non tanto a corpi flotterati luminescenti ma proprio a perle e perline che in acqua effettuano un richiamo luminoso.
Un itinerario il nostro che abbiamo affrontato principalmente a fondo dalle spiagge ma, come accennato, con tecniche a galleggiante più o meno ortodosse, le possibilità di incredibili carnieri saranno più che elevate.
SI RINGRAZIA GIOVANNI LEMBO PER LA DISPONIBILITÀ E COLLABORAZIONE
Mimmo Marfè
Giornalista, una vita vissuta in riva al mare. A sette anni le prime esperienze da riva con primordiali cannette in bambù, poi le prime telescopiche in fenolico. In Sardegna a fine anni 70 le prime esperienze dalla spiaggia e le prime catture mirate. La passione abbinata alla continua ricerca porta alla possibilità di poter elaborare modalità di pesca dalla spiaggia in ambito Mediterraneo. Da qui il primo libro “Surf Casting In Mediterraneo” edito come i successivi quattro dalla casa editrice Olimpia. Esperienze condivise sulle pagine del pioneristico Surf Casting Report, poi di Pesca in Mare e per decenni di Pescare Mare. L’approdo all’editoria digitale come naturale evoluzione della comunicazione con la consapevolezza che anche per me c’è sempre possibilità imparare.